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La difesa Sparkle nei conti 2007

di Antonella Olivieri

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27 febbraio 2010

Per Sparkle il primo esame sarà martedì: all'udienza fissata a Roma si deciderà se la società interamente controllata da Telecom Italia meriti o meno il commissariamento chiesto a conclusione delle indagini preliminari sulla maxi-frode.

Toccherà all'avvocato Franco Bonelli, contitolare dello studio Bonelli, Erede, Pappalardo, difendere le ragioni della società ed evitare il commissariamento (per la parte penale è stata invece incaricata Paola Severino di Benedetto, pro-rettore della Sapienza). Il riferimento è la legge 231/2001 sulla responsabilità amministrativa dell'ente giuridico. L'inserimento di un commissario in azienda, che affianca e non spodesta gli amministratori, è una misura cautelare sostitutiva all'interdizione di attività. L'intervento del commissario è temporaneo (dai 3 mesi ai due anni) e limitato ai «compiti e poteri» attribuitigli dal giudice, «tenendo conto della specifica attività in cui è stato posto in essere l'illecito da parte dell'ente».

La tesi che sarà ragionevolmente sostenuta per evitare il commissariamento è che non c'è pericolo di reiterazione. Non solo perché nel frattempo i controlli sono stati rafforzati, ma anche perché il vertice della società è cambiato e gli altri tre manager chiamati in causa – Carlo Baldizzone, Massimo Comito e Antonio Catanzariti – sono stati sospesi.

Fino a settembre 2009, alla guida operativa di Sparkle c'è sempre stato Stefano Mazzitelli, mentre alla presidenza si sono registrati numerosi avvicendamenti. Nel 2005 il presidente era Armandino Pavani, sostituito il 7 aprile 2006 da Riccardo Ruggiero, che ai tempi era anche amministratore delegato della capogruppo. Ruggiero aveva poi lasciato Telecom a fine 2007 (passando a inizio dicembre le consegne all'attuale ad Franco Bernabè), ma aveva mantenuto la carica in Sparkle fino al 6 marzo 2008, quando si era dimesso. Al suo posto, il 10 aprile 2008, l'assemblea aveva nominato Oscar Cicchetti, attuale responsabile dell'infrastruttura di rete Telecom. Infine, oggi Sparkle è presieduta dal direttore finanziario del gruppo Andrea Mangoni, mentre il ceo è Francesco Armato.

I fatti contestati – aver falsato la dichiarazione Iva relativa al 2005 con «elementi passivi fittizi» per 250,7 milioni e quella relativa al 2006 per 970,5 milioni, procurando alla società un «inesistente credito Iva» di 50,149 milioni e di 194 milioni per i due anni considerati – si riferiscono al passato. Un passato che ha presentato il conto in questi giorni con il sequestro cautelativo di quasi 298 milioni. Sparkle però non ha mai predisposto riserve a fronte del rischio che si è materializzato questa settimana, ritenendo di avere operato nel giusto. Più che il bilancio consolidato, è il bilancio della stessa controllata, relativo al 2007, a sostenerne le ragioni.

Gli amministratori le spiegano a pagina 48 del documento. «Venuta a conoscenza dell'indagine in corso, la società si è immediatamente attivata per verificare il livello di esposizione al rischio di un suo eventuale coinvolgimento nelle indagini in relazione ai rapporti commerciali intrattenuti con i soggetti indagati. Il management ha quindi prontamente attivato tutti gli organi di controllo interni ed esterni e ha interpellato specialisti e consulenti per verificare la correttezza del suo comportamento in merito all'applicazione e al rispetto delle normative e procedure interne autorizzative e di controllo nonché la corretta applicazione della specifica normativa fiscale. Sotto il profilo dell'indagine, ha pienamente collaborato con l'autorità giudiziaria fornendo tutte le informazioni e tutta la documentazione richiesta».

E ancora: «Le verifiche interne sono state condotte dalla Telecom Italia audit and compliance services, la società consortile a ciò deputata; inoltre professionisti in materia tributaria e penale sono stati incaricati di esaminare la posizione legale di Ti Sparkle in relazione ai comportamenti tenuti e all'applicazione delle leggi. Contemporaneamente, a scopo cautelativo in attesa dei chiarimenti legali richiesti, Ti Sparkle interrompeva i rapporti commerciali con i soggetti indagati». Il finale è una "piena assoluzione": «Tutte le verifiche condotte sia a livello di organi interni che di professionisti esterni concludevano sulla correttezza dei comportamenti tenuti da Ti Sparkle e sulla sua totale estraneità ai fatti delittuosi avendo operato in piena buona fede conformemente agli standard commerciali e ai principi aziendali, alle leggi fiscali e alla normativa in materia, alle regole di governance e di etica del gruppo, e che pertanto poteva essere escluso un suo coinvolgimento nel suddetto procedimento».

E allora come si spiegano le considerazioni di Ti audit and compliance riportate testualmente nell'ordinanza del Gip? «La distribuzione del traffico – osservava l'audit interno – è compatibile con l'ipotesi che lo stesso sia, almeno in parte, generato artificialmente. Tale aspetto potrebbe tuttavia trovare diverse motivazioni, le quali comunque non garantiscono che al traffico generato artificialmente corrisponda effettivamente un servizio erogato».

27 febbraio 2010
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